Taj-Mahal, simboli e numeri di un monumento all’amore eterno

Se parliamo di monumenti che inneggiano ai sentimenti più puri e rappresentano un profondo e immortale suggello d’amore, non ci sono dubbi:  è lui, lo splendido Taj Mahal, in India a vincere tutte le classifiche mondiali. Del resto, anche senza conoscerne la storia e le incredibili proporzioni è praticamente impossibile rimanere indifferenti di fronte all’estrema bellezza di questa icona del Paese più spirituale che la Terra conosca. Il capolavoro architettonico risale all’impero Moghul e il suo nome ha un significato ben preciso: il Palazzo della Corona. Fu costruito dall’imperatore Shah Jahan per ricordare per sempre la sua moglie morta di parto nel 1632. Il suo eterno amore si chiamava Arjumand Banu Begum.

La sua costruzione si basa su profonde quanto perfette geometrie, incredibili da costruire già adesso figuriamoci in passato con la metà delle tecnologie oggi conosciute e in un Paese come l’India. Riguarda la simbologia che interpretava le tre forme: il quadrato della base, l’ottogaono del corpo centrale e la sfera della cupola. Ecco, quindi, che significavano rispettivamente: il mondo della materia, l’uomo mediatore tra le due realtà e il mondo spirituale. Il Taj Mahal fu terminato in circa 20 anni, grazie al lavoro di ben 23mila uomni tutti enormi talenti dell’epoca. Furono, infatti, in grado di creare il perfetto mix tra elementi architettonici islamici e hindu.

Ovviamente furono impiegati i materiali migliori esistenti in zona e in tutta l’Asia e nel mausoleo vennero, quindi, inseriti 28 tipi di pietre preziose e semi-preziose, oltre all’utilizzo del marmo delle cave del Rajasthan. L’imperatore aveva molte mogli ma solo con una era particolarmente legato che fu proprio quella che poi morì ed era conosicuta pure con il nome di Mumtaz Mahal. Bellissima, aveva un forte ascendente sul marito ed insieme ebbero ben 14 figli. Prima di lasciare questa terra chiese al marito secondo la tradizione un monumento che ne celebrasse l’amore e così lui fece, non prendendo altre compagne. Entrambi non sono sepolti nelle tombe visibili ai turisti, ma in una camera segreta per evitare possibili saccheggi.

Curiosità sulla costruzione

Non si sa troppo sulla sua origine, di sicuro le varie corti succedute lo hanno rinominato rauza o complesso di tomba e moschea di Mumtaz Mahal. La stessa parola Taj Mahal dovrebbe essere una abbreviazione del suo nome. Ecco perché non di rado viene nominato solo Taj. I lavori del mausoleo ebbero inizio nel 1632 e furono impegnate circa ventimila persone, tra cui artigiani europei e asiatici. L’italiano Geronimo Veroneo era uno di questi. L’architetto che si occupò di tutto, però, è oggi sconosciuto.Quasi tutti gli studiosi, comunque credono si tratti di Ustad Ahmad Lahaueri o addirittura potrebbe essere stato lo stesso Geronimo Veroneo. Di sicuro alcune delle decorazioni sono realizzate con pietre preziose e semi-preziose per un costo totale di circa 32 milioni di rupie e durante la lavorazione furono usati 1000 tra elefanti e bufali. Trasportavano le materie prime. Ogni materiale veniva da fuori, tranne la locale arenaria rossa che decora varie strutture del complesso. Per la costruzione, invece di preferire il bambù si realizzarono le impalcature come di tradizione in quella zona, con i mattoni. Per evitare i lunghi e costosi lavori di smantellamento delle stesse alla fine, fu deciso che chiunque poteva prenderle e in una notte le impalcature furono smantellate.

 

 

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