Frida Kahlo mostra a Roma: il talento di una artista che raccontava la sua realtà

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Frida Kahlo a Roma, per la prima volta in Italia con il meglio della sua produzione e quella del marito, Diego Rivera. Sin da quando la notizia ha iniziato a circolare è stata accolta in ogni angolo dello Stivale con un consenso incredibile. Impressionante comprendere quanti ne abbiano apprezzato l’arte e il visionario modo di vedere la realtà, indipendentemente da età, regione di provenienza, tipo di cultura e gusti personali. Avevo già parlato del successo della mostra alle Scuderie del Quirinale, la stessa la cui affluenza ovviamente è elevatissima, ma sono voluta tornare ad osservare da vicino il messaggio profondo che si cela dietro a quelle opere ad un primo sguardo spesso impenetrabili.

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Osservando i quadri di Frida Kahlo ma anche quelli del marito Diego Rivera, indagando sulla loro storia fatta di tradimenti ma pure di tante riconciliazioni e di un amore fatto di rispetto artistico reciproco e di ammirazione, ho risposto ad una delle domande che da sempre hanno affollato la mia mente. Come si fa, al di là del gusto personale, a decretare la grandezza di un artista? Ho compreso che non è la fortuna, il momento storico, la pubblicità o la bellezza del mix di colori usati nelle tele. E’ il messaggio che arriva dritto al cuore di ognuno, che permette di rivivere le proprie esperienze e di indagare nel proprio animo. E’ una vibrazione interiore che non richiede particolare preparazione nel settore, per permettere di capire di essere di fronte ad un artista di grandezza infinita che racconta di sé e di te.

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Questa era Frida, non una semplice pittrice talentuosa, ma una donna che scavava nell’ Io fino a portarlo alla luce, con una chiarezza e semplicità quasi sconcertante. La sua malattia e le sofferenze causate dall’incidente certo hanno inciso nella formazione, ma anche il desiderio di diventare mamma, anche se Diego aveva già tre figli da una precedente relazione e non ne voleva altri. Un aborto in età fertile, poi, non aveva fatto altro che causarle altro dispiacere. Il suo rifugio era proprio la pittura, ad un livello psicologico più sofisticato di molti altri artisti dell’epoca e di sempre.

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Bellissima la fase matura in cui Frida Kahlo, ha iniziato a dipingere unendo le tradizioni della filosofia indiana, le antiche credenze azteche, la forza del cosmo e la mano grande di una morte che sentiva avvicinarsi e, come più volte ha riferito, che sentiva aleggiare nella sua stanza, subito dopo il terribile incidente. E’ sopravvissuta però ma da ogni suo quadro oltre alla sofferenza, veniva fuori la forza e la voglia di una vita che non si è arresa. Nella mostra è possibile vedere poi il busto che fu costretta a portare per non affaticare ulteriormente la spina dorsale. Lo stesso che non sopportava e che le causava molta tristezza. Non le provocava dolore fisico, ma la certezza che il suo corpo era comunque segnato da una vita che troppo generosa con lei non è stata, tuttavia qualcosa di grande le ha dato: quel talento sconfinato, che seppure arrivato all’estero dopo la morte, fa ricordare al mondo chi era solo a pronunciarne il nome.

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