Il Getsemani, l’Orto degli Ulivi: ricordi di viaggio

Quando si torna a casa da un viaggio, l’esperienza resta nel cuore e arricchisce. Si finisce, dunque, per raccontare e raccontarsi ancora dei luoghi scoperti, ma ci sono posti circondati da una strana magia. Che sia di natura storica o religiosa, spesso, non è neppure dato saperlo. E nemmeno è importante forse. Come nel caso di Israele, dove le location speciali sono innumerevoli, a cominciare dal Getsemani, con l’Orto degli Ulivi. Ecco perché ci sono emozioni che vanno raccontate in prima persona, per rivivere un magico incontro, un bagaglio che resta nell’animo, un carico di suggestioni che si provano ad esprimere, ma che mai renderanno davvero l’idea di cosa si è provato.

Il racconto della scoperta del Getsemani

Il tour in Israele è iniziato da giorni, ma questo è certamente il momento clou. Arriviamo in uno dei luoghi più suggestivi di Gerusalemme, il Monte degli Ulivi da dove Gesù ascese al cielo e dove Egli amava venire con i suoi discepoli per meditare e pregare. Qui sorge la cappella dell’Ascensione che racchiude la pietra sulla quale pare che il Signore abbia impresso le orme dei suoi piedi. Ha forma ottagonale e oggi è sormontata da una piccola cupola. Ed ecco il Getsemani, che vuol dire proprio “pressoio per olio”, l’Orto degli Ulivi, senza dubbio uno dei luoghi santi che più commuovono; in venti secoli il suo aspetto non è cambiato. L’ Orto custodisce ancora ben otto olivi secolari, forse del tempo stesso di Gesù, dai tronchi enormi che raggiungono dai sei agli undici metri di circonferenza.

Accanto visitiamo la chiesa del Pater Noster: è qui che secondo la tradizione, il Cristo insegnò ai suoi discepoli il Padre Nostro. Nel porticato sui muri, su mattonelle maiolicate, è riportato il Pater Noster in 62 lingue. Nella parte esterna i nostri occhi si illuminano nell’ammirare il paesaggio su Gerusalemme dove primeggia la moschea di Omar con la sua cupola tutta d’oro, ma oltre si può chiaramente distinguere il deserto di Giuda, la valle del Giordano, la catena delle montagne di Moab e parte del Mar Morto. Strada facendo ci soffermiamo per una visita al cimitero ebraico, diverso dai nostri, niente foto dei defunti e niente fiori, soltanto delle piccole pietre poste sulla lapide a testimoniare la visita, quindi arriviamo al santuario Dominus Flevit, costruito a forma di lacrima. Qui tutto è evocativo e richiama il lamento e il pianto di Gesù.

Proseguiamo le nostre visite, nella chiesa del Getsemani o anche dell’Agonia perché qui al centro del Presbiterio è conservata la roccia dell’agonia di Gesù dove l’invito è al raccoglimento e alla preghiera. E’ chiamata anche la chiesa delle Nazioni poiché ben sedici Paesi contribuirono alla sua costruzione e i loro emblemi sono raffigurati nelle cupolette. Osserviamo la valle di Kidron dove si trovano quattro grandi tombe attribuite a Assalonne, Giosafat, Zaccaria e San Giacomo e percorriamo anche noi la strada a gradini che pare sia contemporanea a Cristo e che dava accesso al monte Sion, che percorre la valle del Kidron. Ci fermiamo in preghiera su questi gradini su cui il Signore è passato la sera del giovedì santo e ammiriamo il magnifico panorama che da qui si gode. Questo è un momento di pace, di comunione con tutto ciò che c’è intorno e per nulla stanchi ci avviamo verso il nostro albergo, felici per la giornata.

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