Viaggio nella cucina dell’India del Nord

 

Colori e sapori incredibili e soprattutto spezie, così ben mixate da creare gustose pietanze imitate in tutto il mondo. La cucina indiana in particolare quella del nord è semplicemente squisita anche se ogni regione mostra delle peculiarità differenti. Da provare assolutamente, ad esempio, i curry, tipici piatti in umido piccanti e ricchi ad esempio di curcuma, cumino, tamarindo, cardamomo e zafferano. Il riso accompagna ogni pasto e ne esistono tante varietà come quello dell’Assam di consistenza viscosa. Tipico è anche il khichdi con riso e lenticchie ma fra i piatti persino il frumento non manca mai.

Con questo ingrediente si prepara il roti e il chapati, il famoso pane rotondo non lievitato e cotto su una piastra calda detta tawa. Di solito si consuma al naturale e con burro ghee, burro chiarificato o olio. Con il frumento si cucina poi il puri,  una pasta che si frigge fino a gonfiarsi e a diventare croccante. C’è, ancora, la versione con lenticchie e mais detta kachori e quella con formaggio non fermentato, detto paneer. Indispensabili i dhal, legumi e lenticchie di 60 specie differenti tra cui le canna, le mung e le massor. La carne è quella di capra, perché l’induismo vieta quella bovina, ma anche di agnello e pollo.

Chi vola in Assam scoprirà che qui vanno forte pure le verdure e pesce di fiume. Apprezzatissime patate e melanzane. Famosi ovunque i condimenti e le salse, sia dolci che salate. C’è la raita con yogurt leggermente piccante con cetriolo, carote e ananas a dadini. Perfetto il lassi sempre a base di yogurt. Tra i dolci, invece, è gettonatissimo il kheer, un budino di riso aromatizzato con spezie e frutta secca. Buone pure i rasgulla, palline di formaggio dolce aromatizzato all’acqua di rose. Il pasto indiano di solito termina con il paan, un preparato di noce di betel, pasta di lime, spezie e vari condimenti.

India del Nord, i luoghi imperdibili

Il giro comincia certamente da Delhi, la capitale, al mattino presto. La città dalle due anime, quella moghul e quella coloniale. Tra vicoli e peculiarità se ne scopre la parte storica, per poi proseguire verso quella nuova. Quest’ultima in stile maestoso, con spaziosi viali alberati. Da vedere in zona, ovviamente, Jaipur con Amber, distante circa dieci chilometri. Si visita il forte e in generale la “città rosa”, così chiamata per il colore dell’arenaria con la quale è costruita.

La tappa successiva è Agra con sosta a Fatehpur Sikri, città di arenaria rossa fatta costruire dall’imperatore Akbar. Ad Agra c’è il Taj Mahal, capolavoro dell’arte e dell’architettura Moghul. Il palazzo è stato costruito all’inizio del XVII secolo in marmo bianco e pietre semipreziose. Si tratta di un mausoleo con vari intarsi floreali che realizzò l’imperatore Shahajahan alla morte della moglie adorata, fondendo armoniosamente le tradizioni artistiche della Persia, dell’India e dell’Asia Centrale. Da non perdere, infine, Varanasi con partenza per escursione in barca sul sacro fiume Gange per osservare i pellegrini che  si recano a salutare il sorgere del sole con la preghiera e le abluzioni rituali. Uomini e donne si immergono tre volte di seguito nelle acque del Gange proferendo un’invocazione e sorseggiando qualche goccia d’acqua per ritrovare la purezza originale. La raccolgono in un recipiente e la portano al tempio insieme ai fiori, alla canfora e all’incenso quale offerta rituale alle divinità.

 

 

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